Eric Clapton soffe di acufeni.
La Musica è un’ arte meravigliosa, ma l’ acufene è un problema.
Eric Clapton soffre di acufene (Tinnitus è il nome latino della malattia) e rischia di perdere definitivamente l’udito, come ha detto durante un’intervista con Steve Wright sulla BBC Radio 2 durante la promozione del documentario a lui dedicato “Eric Clapton: Life in 12 Bars” che uscirà il prossimo 10 febbraio. Il musicista, considerato uno dei migliori chitarristi di sempre, da tempo soffre di problemi fisici, soprattutto alla mano a causa di un problema nervoso che gli rende difficoltoso suonare, a causa di fortissimi dolori: “Ho avuto molto dolore in questi ultimi anni – spiegò nel 2016 -.
Tutto è cominciato con un dolore nella parte inferiore della schiena che è degenerato in quella che chiamano neuropatia periferica, che che ti porta a sentire una specie di scossa elettrica giù alla gamba.
L’ acufene o ‘tinnitus‘ è quella sensazione uditiva riferita come ronzio, fischio, sibilo, fruscio, ecc., che non ha riscontro in una sorgente sonora nell’ambiente esterno e viene avvertita solo dal soggetto (acufene soggettivo, o ‘acufene propriamente detto’)” e ultimamente è tornato sulle prime pagine dei giornali grazie a Caparezza che ha ammesso di soffrirne da tempo, dichiarandosi proprio prigioniero della malattia (il nome del suo ultimo album è “Prisoner 709”).
Ed ancora.
La malattia può colpire in vari stadi, da quelli più leggeri a quelli debilitanti e può portare anche alla perdita dell’udito:
“Continuo a lavorare, farò anche qualche concerto – ha detto Clapton, noto come Slowhand e tra i membri di gruppi come Yardbirds e The Cream, oltre alla carriera solista -.
Mi sto confrontando, adesso, col mio essere nei 70 e cercare di essere in grado di fare tutto. Voglio dire: sto diventando sordo, ho l’acufene e le mie mani lavorano con fatica.
Insomma, spero che la gente venga a vedermi suonare non solo per il fatto di essere diventato una curiosità. So che fa parte del gioco, anche perché è sorprendente anche per me essere ancora qua”.